8_Un viaggio in barca a vela: Erikoussa – Barcelona

Non solo bolina. Rotta sulla Spagna.
Bene, siamo ormai a marzo ed è ora di invertire la marcia ed iniziare a navigare verso la Spagna.
Cefalonia è stata la nostra metà più a Est. Ora si inizierà a navigare verso Ovest, probabilmente per i prossimi 4 o 5 anni.
Abbiamo un appuntamento a Barcellona per il 27 di marzo e circa 900 miglia ci separano da questo.
Il nostro rendez-vous e con Jaime Plana, della veleria Plana. Velai da almeno due generazioni. Non lo conosco di persona. E’ un signore sulla settantina di cui per ora ho sentito parlare un gran bene. Anche dagli scambi di mail che abbiamo avuto sembra una persona gradevole che sa il fatto suo.
La tratta più lunga
La sera salpiamo l’ancora. Faremo una tirata unica da Fiskardo a Messina. Il piano di navigazione prevede un arrivo all’alba. Abbiamo atteso due giorni il vento da Nord, arriva dall’adriatico e si incanala tra la Puglia e l’Albania. Su le vele terzarolate e passiamo l’intera notte di bolina. Con il passare delle ore il vento rinforza e siamo costretti a poggiare poco a poco per non stressare troppo la barca. Usciamo un po’ fuori rotta ma lo facciamo sapendo che domattina il vento girerà più a est e ci permetterà di risalire verso lo stretto di Messina agilmente.
Durante tutta la mattina non facciamo altro che incrociare barche della marina militare italiana in perlustrazione, sembrano quasi girare in tondo. A mezzogiorno il vento come pronosticato, gira. Al tramonto invece cala d’intensità. Affronteremo quindi questa seconda notte prevalentemente a motore.

Ritorno a Messina – Il Bar del Sud è nostro.
All’alba dopo aver macinato 240 miglia siamo a Messina. Ormeggiamo e di corsa andiamo al Bar del Sud, granita panna e brioche ci aspettano, per dimenticare lo smacco del mese scorso.
Dopo colazione, facciamo lavanderia e diamo una bella pulizia in barca. Siamo pronti alla tappa di domani.
All’alba attraversiamo lo stretto e lasciandoci Scidda e Cariddi a poppa, ci dirigiamo nuovamente su Vulcano. Questa volta non scenderemmo neanche. Rimaniamo in barca a riposare, domani altra tappa.
Continuiamo a macinare miglia, vogliamo arrivare a Trapani prima possibile per rivedere i nostri amici. Il vento non aiuta e ci costringe al tramonto ad un riposo nella baia di San Vito Lo Capo. L’alternativa era bolinare ed arrivare alle due del mattino in porto a Trapani.
San Vito Lo Capo
L’ ancoraggio è stupendo. L’acqua è cristallina e la lunga spiaggia bianca è accecante. Rimaniamo qui due notti e finalmente di venerdì mattina riormeggiamo a Drapanum.
Staremo volentieri qui per poco più di una settimana aspettando un po’ di Libeccio o Scirocco. Nel frattempo ci godremo i nostri amici, la città e la Scinnuta.
Trapani e i suoi Misteri
La scinnuta è l’inizio di una manifestazione religiosa vecchia ormai più di 400 anni i “Misteri”.
I Misteri sono una processione religiosa e non solo. Statue raffiguranti la via crucis portate in processione per 24 ore filate con 20 bande musicali di fiati e percussioni ad accompagnare “passiate” ed “annacate”
Ogni gruppo di statue è curato e sponsorizzato da una congregazione dei mestieri diversa.
Ci salutiamo con una gran pizzata a casa di Nanai e Agata. Un arrivederci a lungo termine ma sicuramente ci si rincontreremo se non in giro per il mondo sicuramente a Trapani, crocevia del Mediterraneo.
Alla volta della Sardegna
Si riparte all’alba facendo rotta su Villasimius inizialmente, poi, seguento il girar del vento direttamente su Baia Chia. Qui dopo 26h di navigazione, ci ancoriamo. Ripartiamo la mattina successiva, 40 miglia ci separano da Carloforte. Il vento esattamente sul muso ci costringe a un bordo dietro l’altro cercando di risalire il più possibile.

La navigazione è comunque piacevole e un gufo comune viene a farci visita. Mai me lo sarei aspettato, un rapace notturno in pieno giorno viene sulla nostra poppa incuriosito dal rapala che ci trasciniamo dietro.
Scopro leggendo che alcuni gufi svernano sulle coste nordafricane per poi ritornare come le rondini a primavera.
Gli uccelli hanno le ali e se ne infischiano delle convenzioni. Non dovrebbe essere qui eppure è qui.



Carloforte, città dall’accento genovese ci ospita per due notti. Ripartiremo verso la nostra tappa finale di sera. Barcellona dista 320 miglia, non sono poche ma il grecale ci accompagnerà per la quasi totalità del viaggio. Bolina larga, traverso e lasco. Per qualche ora planiamo quasi a 10 nidi sotto gennaker con i delfini che saltano a prua proprio mentre ammainiamo al tramonto.


Due intere notti e una giornata, continuiamo ad avere medie abbastanza sostenute. In 44 ore siamo in porta a El Masnou poche miglia a est di Barcelona. Ora non ci resta che aspettare il velaio facendo qualche lavoretto. Ibiza e Formentera sono sempre più vicine.